14 Luglio 2020
ULTIMISSIME DA VITA CONSOLARE ( 22 MARZO 2022 )
Il sito web dell’Ambasciata di Francia in Italia, informa che Il ministro francese dell’Europa e degli Affari esteri, Jean-Yves Le Drian, si è confrontato nella sera del 22 Marzo 2022, con il Segretario di Stato Antony Blinken. I due ministri hanno parlato della preparazione delle riunioni di giovedì 24 Marzo 2022 a Bruxelles tra i capi di Stato e di governo dei Paesi della NATO e del G7, nonché della partecipazione del presidente degli Stati Uniti al Consiglio europeo, vari appuntamenti che segneranno l’unità transatlantica e lo stretto coordinamento tra la NATO e l’Unione europea. I due ministri hanno inoltre affrontato la drammatica situazione umanitaria in Ucraina causata dall’invasione militare di questo paese da parte della Russia e dalla presa di mira indiscriminata dalle forze russe dei centri urbani ucraini. Hanno sottolineato l’emergenza e la priorità di instaurare un cessate il fuoco completo su tutto il territorio ucraino. I due ministri si sono accordati sull’importanza di un coordinamento strettissimo per quanto riguarda la sicurezza alimentare nel contesto dello scarseggiare degli approvvigionamenti suscitato dall’offensiva russa in Ucraina. I due ministri hanno appurato, di fronte al proseguimento dell’offensiva russa, la necessità di proseguire il potenziamento delle sanzioni. I due ministri hanno inoltre ribadito il loro supporto alle proposte dell’AIEA per rafforzare la sicurezza e la salvaguardia degli impianti nucleari civili ucraini. Il ministro francese ha d’altronde sottolineato l’emergenza di finalizzare senza indugi le discussioni per l’accordo di Vienna sulla questione nucleare iraniana, mentre tutta la diplomazia francese è al lavoro per ristabilire le mosse future tese a ristabilire un equilibrio almeno degli intenti della politica europea.
Editoriale
PANDEMIA ANNO 2.1
L'anno 2020 , anno del giudizio, anno della finale nell'atto finale, anno del superamento dei dubbi e della pandemia di ogni disegno disgiunto dall'iniqua realtà che fece del giudizio stesso qualcosa irreversibile da comprendere e non sospendere. Anno del superamento della prescrizione e dei parlamentari nababbi, dopo aver trucidato auto blu e carrozze in aria, sostituendole con marche e colori di seconda scelta ma sempre più su. Anno della lotta alle terre dei fuochi e ai fuochi perversi del mattone facile, fino a giungere a Notre Dame per festeggiare il declino avvenuto della fondazione dei Papi. L'anno 2020, anno del giudizio, dove tutti con il nasino all'insù attendono visite aliene e l'arrivo di un'altra manciata di sabbia del deserto, anno in cui mai ci saremmo aspettati che l'Italia avrebbe preso la medaglia di bronzo della contaminazione globale, sotto gli effetti dell'alcool di una pena sospesa nella Via della Seta.
Chi non si sarebbe aspettato tutto questo, adesso è muto senza parlare, ritraendo le ali di un volo mai spiccato, attendendo i favori e i permessi di qualcuno che è scappato portandosi le carte del giudizio, e le foto da bimbo. Ormai non c'è tempo per attendere che il contagio da coronavirus sia pandemia comune; lo è già la ricerca mediatica dell'affare comune che organizza i grandi fratelli dell'anima, dove si torturano le giovani donne che hanno sbagliato a parlare, perdonandole neanche di fronte ai singhiozzi e alle lagrime, alle richieste di perdono scontate, perchè occorre godere della sofferenza altrui, svendendola al mercato delle regole che nessuno ha mai scritto, perchè era intento a rispettare le precedenti.
Ma l'Italia è il mondo e il mondo è l'Italia, è quella terra contesa che nessuno seppe fare sazia di libertà .
18 Dicembre 2019
SPACE, SECURITY, EARTH OBSERVATION AND DOWNSTREAM APPLICATIONS: OPPORTUNITIES IN FLANDERS
L’Ambasciata del Belgio ed i Rappresentati dello Sviluppo Economico delle Fiandre in Roma hanno organizzato a Roma, il 13 dicembre 2019, presso la residenza di H. E. Ambassador Frank Carruet, Ambasciatore del Belgio in Italia, una presentazione delle maggiori opportunità di business nelle Fiandre nel settore tecnologico con focus su:
Aerospace and Cybersecurity - Earth Observation and Remote Sensing -Downstream Opportunities
Massimiliano Canestro
27 Novembre 2019
IL RUGGITO DELLA TERRA SCUOTE L'ALBANIA, LA SERBIA, CRETA
Si aggrava il bilancio delle vittime del terremoto in Albania. Secondo gli ultimi dati del ministero della Difesa i morti sono 26: almeno 12 sono stati tratti dalle macerie in varie zone di Durazzo, 13 a Thumana, a circa 20 di chilometri a nord della capitale mentre una vittima è stata trovata a Kurbin. Restano invece una ventina le persone che mancano ancora all'appello.
Per oggi, intanto, è stato proclamata una giornata di lutto nazionale in memoria delle vittime. Almeno 13 corpi sono stati tratti dalle macerie in varie zone di Durazzo, 11 a Thumana, e circa una ventina di chilometri a nord di Tirana, mentre una vittima e' stata trovata a Kurbin, circa 50 chilometri a nord della capitale. Fonti ufficiali hanno detto all'ANSA che all'appello mancano ancora una ventina di persone.
"Le nostre squadre stanno lavorando oramai interrottamente da ieri sera. E' una situazione molto, molto difficile": lo ha detto all'ANSA il responsabile comunicazione dei Vigili del Fuoco italiani, Luca Cari, nei pressi di una palazzina di quattro piani a Durazzo sbriciolata dal terremoto. "Qui ci sarebbero 6 dispersi: tre bambini, due donne e un uomo", precisa Cari. Intanto, decine di familiari e conoscenti si affollano intorno alle macerie, nella drammatica attesa di buone notizie.
Il governo albanese ha annunciato oggi di aver proclamato lo Stato di emergenza a Tirana e Durazzo. Il premier Edi Rama ha spiegato che il provvedimento durerà per un periodo di 30 giorni.
"Vorrei inviare un saluto" ed esprimere "la vicinanza al caro popolo albanese che ha sofferto tanto in questo giorni". Lo ha detto il Papa al termine dell'udienza generale ricordando che l'Albania è stato "il primo Paese d'Europa che ho voluto visitare". "Sono vicino alle vittime, prego per i morti, per i feriti, per le famiglie. Che il Signore benedica questo popolo al quale io voglio tanto bene", ha sottolineato il Papa. ll centro geologico degli Stati uniti segnala un terremoto di magnitudo 6.0 al largo dell'isola di Creta, in Grecia.
ANSA
19 Novembre 2019
HONG KONG E CINA COME DAVIDE E GOLIA
Le proteste contro l’emendamento (poi ritirato) alla LEGGE SULL'ESTRADIZIONE è solo una piccola componente dl diverbio tra Hong Kong e Pechino in vista dell’avvicinarsi della data in cui l’autonomia di Hong Kong dalla Cina, negoziata dal Regno Unito nel 1997, volgerà al termine. Nel 2047 Hong Kong cesserà infatti di avere standard politici, economici e istituzionali diversi e più autonomi rispetto al resto della Cina. E Pechino ha già dimostrato l’intenzione di erodere, anche se in modo quasi impercettibile, il grado di autonomia di Hong Kong.Molti affermano che il processo distensivo tra le due Coree è merito di Trump, altri attribuiscono il premio al dittatore Nord Coreano Kim Yong-Un, nessuno riflette sul fatto che l’unico merito è dello sport che con le Olimpiadi Invernali di Seul ha sancito dal suo immenso spirito unificatore, la voglia di ricongiungere realtà difficili da accostare. Solo il ‘mens sana in corpore sano’ ci può riuscire, proprio come un indomito miracolo. Tutto sembre però come un groviglio tutto asiatico, senza speranza e senza volontà d pace: ricorda le parole del filosofo Byung-Chul Han, in un testo breve ma denso di contenuti, ove mette in luce le criticità del sistema sociale e politico internazionale coevo . In precedenti saggi come ‘Nello sciame’, o ‘Visioni del digitale’ , egli si soffermò sui cambiamenti che le tecnologie digitali hanno portato nel nostro modo di vivere, mentre in ‘Psicopolitica’ affronta le conseguenze dei cambiamenti sul piano politico, perché la tecnologia digitale contribuisce a potenziare meccanismi di controllo psichico che si basano sulla nostra volontaria adesione.
Byung-Chul Han inizia dal concetto di libertà e dalle sue evoluzioni nella storia, arrivando al rapporto tra neoliberismo e libertà; perché oggi il concetto di libertà è molto ambiguo in quanto l’essere , pur svincolato da alcune costrizioni esterne, resta vincolato a quelle interiori, meno visibili. L’essere , attraverso il suo libero modus operandi arriva ad esercitare l’autosfruttamento, in quanto imprenditore di se stesso; arriva all’isolamento con la prima conseguenza che la costruzione di una collettività politica è praticamente impossibile, tranne che in quei casi in cui egli può esprimere con una collettività i buoni principi di comunanza: lo sport ne è uno dei principali domini. Il sistema neoliberale doveva eliminare il classismo, in nome delle nuove categorie imprenditoriali: Nella società della prestazione neoliberale chi fallisce, invece di mettere in dubbio la società o il sistema, ritiene se stesso responsabile e si vergogna del fallimento. In ciò consiste la speciale intelligenza del regime neoliberale: non lascia emergere alcuna resistenza al sistema.” L’effetto non è solo politico e sociale ma anche individuale e soggettivo perché l’aggressività non può essere rivolta verso uno sfruttatore, ma “si rivolge, invece, contro noi stessi: quest’aggressività indirizzata contro se stessi non rende gli sfruttati dei rivoluzionari, bensì dei soggetti repressi”.
Il digitale è nato ed è imperversato nel mondo con parole chiavi come ‘trasparenza’ e ‘conformità’, ma se la libertà era intesa per esempio da Microsoft come ‘ Where do you want to go today?’, successivamente si è rilevata un’illusione, perché la grossa mole di dati immessi e gestiti dalla rete ha creato i concetti di ‘controllo’ e ‘sorveglianza’ che sono oggi molto comuni nelle grosse aziende: “La trasparenza, che oggi si esige dai politici, è tutt’altro che una pretesa politica. Non si rivendica la trasparenza politica nei processi decisionali, ai quali nessun consumatore s’interessa. L’imperativo della trasparenza serve soprattutto a mettere a nudo i politici, a smascherarli o a suscitare scandalo. La richiesta di trasparenza presuppone uno spettatore che si scandalizza: non è la richiesta di un cittadino impegnato, ma di uno spettatore passivo. La partecipazione avviene come reclamo e lamentela: la società della trasparenza, popolata da spettatori e consumatori, dà vita a una democrazia di spettatori.”
Quindi il cittadino, resta un consumatore passivo anche in politica: “reagisce solo passivamente alla politica, criticando, lamentandosi, proprio come fa il consumatore di fronte al prodotto o a servizi che non gli piacciono.” A questo punto si capisce bene perché l’esamina di Chul Han sia fondamentale: al giorno d’oggi la civiltà occidentale e soprattutto europea , ha creato un sistema particolare noto come ‘globalizzazione’ al quale si contrappone la struttura di molte civiltà emergenti , soprattutto nell’Asia che hanno un potere oligarchico, che al momento giusto sa reagire. E’ il caso della Corea, della Cina e di altre. Queste realtà basate su una dittatura di base riescono ad ottenere di più ad ogni minimo cambiamento, quando quelle liberali e democratiche non riescono minimamente a fare. Anche partendo da una democrazia indiretta al minimo diverticolo falliscono inesorabilmente, correndo anche il rischio di innescare dei processi molto pericolosi.
Allo sport quindi il merito di quello che sta accadendo tra le due Coree, ma esso ha trovato anche un terreno più fertile rispetto all’Europa che è corrotta alla base in quanto esprime una libertà di mercato e poi crea insoddisfazione e rabbia nell’essere che acquista.
Ritorniamo quindi al concetto politico di potere, che si può manifestare o con la negazione della libertà o con il clamore silente del neoliberismo, in cui il soggetto sottomesso non è cosciente della sua sottomissione: “Seduce, invece di proibire… Il potere intelligente si plasma sulla psiche, invece di disciplinarla o di sottoporla a obblighi o divieti.” . Nella società neoliberale gli spazi sono aperti e l’animale simbolo è il Serpente, che simile all’imprenditore, si fa spazio con il solo movimento; quindi parliamo di psicopolitica per il sistema liberale, o biolitica per quello disciplinare e punitivo fisicamente.
Quando l’oggetto di sfruttamento diventa la psiche dell’uomo, bastano metodi molto sottili o subdoli, per ricavare il massimo vantaggio. Per esempio nel consumo, siamo spinti a farlo secondo un principio di positività, per cui i bisogni sono stimolati, e ciò diventa una vera seduzione dell’anima che porterà al collasso mentale se non controllata dalla psiche stessa; in sintesi la VIOLENZA DELLA POSITIVITA’ è la condizione in cui per tendere alla positività si nega il dolore, e si raggiunge la patologia negativa della psiche: “La violenza della positività è distruttiva quanto la violenza della negatività”. L’obiettivo diventa controllare il futuro, ma non sverniamo le reminiscenze Orwelliane in quanto in ‘1984’ il controllo del pensiero viene esercitato con l’annientamento delle parole, mentre nell’era digitale lo si ottiene con un incremento delle parole, e nessuno si sente sorvegliato o minacciato, ma si denuda volontariamente e così la piena comunicazione coincide con l’autocontrollo totale. Cosa può portare tutto ciò? Se il dolore veniva sfruttato come coercizione, adesso siamo in presenza di un sistema che sfrutta l’emozione per arrivare alla psiche, mentre l’economia neoliberale introduce cambiamenti, instabilità, trasformazioni e usa l’accelerazione della comunicazione per arrivare a una “dittatura dell’emozione”. Possiamo comprendere la potenza di uso delle emozioni se consideriamo che sono governate dal sistema limbico, dove si trovano anche gli istinti. È un livello pre-riflessivo e semi-cosciente. La psicopolitica neoliberale facendo leva sulle emozioni influenza quindi le azioni proprio sul piano pre-riflessivo, primario, non controllabile dalla persona. È un efficace modo di controllare gli individui senza bisogno di oppressione e catene. E arriviamo ai Big Data, questa enorme massa di dati che permettono una forma di controllo superiore perché, rispetto al panottico benthamiano, la ‘prospettiva digitale’ non ha angoli ciechi ed è in grado di scrutare sin dentro la psiche. Una nuova fede li accompagna: il Dataismo, un secondo illuminismo.
Il primo illuminismo prestava fede nella statistica, la riteneva un “sapere oggettivo, fondato su cifre, condotto su base numerica” secondo i canoni della ragione. Il secondo illuminismo, quello nella nostra epoca, ha come parola chiave la trasparenza: tutto deve diventare dato e informazione. È un totalitarismo dei dati e i big data guidano il sapere e lo liberano dall’intuizione.
Si registrano dati, che però non rispondono alla domanda: Chi sono? Il limite del Dataismo è infatti la rinuncia al senso, perché dati e cifre non sono narrativi e il senso si fonda sulla narrazione.
“Per quanto sterminati possano essere, da dati e numeri non si ricava alcuna conoscenza di sé. I numeri non raccontano nulla del Sé. Contare non è raccontare; il Sé, infatti, deriva da un racconto. Non il contare, ma il raccontare conduce alla scoperta o alla conoscenza di sé”. I big data rendono leggibili, forse, i nostri desideri, dei quali noi stessi non siamo espressamente coscienti; ad essi si affiancano i Data Mining, ovvero l’insieme di tecniche e metodologie che hanno per oggetto l’estrazione di una informazione o di una conoscenza a partire da grandi quantità di dati – attraverso metodi automatici o semiautomatici. I big data possono promuovere modelli collettivi di comportamento e diventa così accessibile l’inconscio collettivo, che si può chiamare anche inconscio digitale. “La psicopolitica digitale sarebbe dunque in grado di impadronirsi del comportamento delle masse su un piano che si sottrae alla coscienza”: I big data sono innanzitutto un grande affare perché i dati personali sono oggetto di commercio e di guadagno:
“L’azienda statunitense di analisi dei big data Acxiom commercializza i dati personali di circa trecento milioni di cittadini statunitensi – dunque, di quasi tutti i cittadini. In questo modo, Acxiom sa più cose sui cittadini statunitensi di quante non ne sappia l’FBI: nel suo catalogo, i cittadini sono offerti come merce. Per qualsiasi bisogno c’è qualcosa da comprare: le persone con un basso coefficiente economico sono indicate con il termine waste, ‘spazzatura’. I consumatori con un elevato valore di mercato si trovano nel gruppo shooting star: tra i 36 e i 45 anni sono dinamici, si svegliano presto per andare a correre, non hanno figli pur essendo sposati, fanno volentieri viaggi e guardano Seinfeld”!!!. Quindi i big data catalogano, informano e creano una società digitale di classi dove gli uomini vengono identificati per il loro valore di consumatori (i dati vengono usati da banche e assicurazione per dare o negare prestiti, ad esempio). E anche sul piano politico i big data sono un grande affare: “Nelle campagne elettorali statunitensi, big data e data-mining, si dimostrano nei fatti l’uovo di Colombo. Da fonti diverse vengono raccolte, anzi comprate, immense masse di dati, poi connesse tra loro in modo da produrre dei profili estremamente precisi degli elettori. Si ricorre al micro-targeting per rivolgersi ai votanti in modo mirato, con messaggi personalizzati, per influenzarli. Il micro-targeting come prassi della microfisica del potere è una psicopolitica basata sui dati…“. La nostra vita si riflette completamente nella rete digitale. Le nostre abitudini digitali offrono una copia esatta della nostra persona, del nostro animo, forse persino più precisa o completa dell’immagine che anche noi ci facciamo di noi stessi”. A fronte di questa visione che spiazza e meraviglia, di controllo e dipendenza, Han cerca, alla fine, di trovare spiragli dai quali sfuggire; uno di questi è la filosofia, con la quale riflettere sul fatto che una mente allenata alla democrazia è esautorata da essa, se il liberismo economico è fondato sul controllo della psiche. “La storia, il futuro umano non sono determinati dalla probabilità statistica, ma dall’improbabile, dal singolare, dall’evento. Così i big data sono anche ciechi verso il futuro”. Come disarmare la psicopolitica e non assoggettarsi al controllo psicologico? L’arte di vivere deve assumere la forma della de-psicologizzazione creando il vuoto, come scrive Han. Vale la politica del silenzio contro la psicopolitica neoliberale di una comunicazione e condivisione totali: Oggi non c’è scelta libera ma solo una selezione tra le scelte rese disponibili dal sistema e si può scegliere unicamente tra le opzioni offerte. Solo il vuoto non si lascia psicologizzare né soggettivizzare, e il silenzio stesso espresso da alcune dittature in momenti terribili, è valso a smorzare gli intenti e non creare il terribile. Se poi in tale contesto, interviene la saggezza e la forza spirituale di una mente allenata in un corpo sano, si creano le condizioni ideali affinchè, per almeno una volta, una contraddizione di un sistema corrisponde alla voglia di mettersi in gioco a favore della pace.
Bruno Russo
31 Ottobre 2019
LA BILANCIA IN EQUILIBRIO INSTABILE: IL DOPO DRAGHI
Cosa aspettarsi dalla BCE dopo Draghi? È questa una delle domande più gettonate degli ultimi tempi. Il prossimo 31 ottobre l’italiano lascerà la Banca Centrale Europea nelle mani di Christine Lagarde, la ex del Fondo Monetario Internazionale e il mercato intero si è già chiesto se e come cambierà la politica monetaria del Vecchio Continente.
Alla domanda hanno cercato di rispondere diversi analisti, consulenti ed esperti incontrati oggi da Money.it , da Investing Roma e Corriere, evento gratuito destinato a tutti coloro che desiderano accrescere le proprie conoscenze su tematiche economico-finanziarie oltre che tecniche. Quella lasciata da Mario Draghi sarà un’eredità molto pesante da gestire. Secondo alcuni relatori il Presidente ha affrontato al meglio le sfide incontrate nel corso degli anni e ha addirittura salvato l’euro da se stesso.
Ne è convinto Bruno Russo della nascente Azienda di Comunicazione e Marketing ‘Corriere’ , perché salare l’euro da se stesso significa proteggerne l’integrità , e rappresentare una figura di mercato sostenibile, come il corpo economico italiano non è riuscito in questi anni minimamente a sembrare, ma che in ambito dell’Unione è riuscito a mantenere gli equilibri meglio di tanti altri predecessori. Ne è convinto Paolo Cardenà, Private Banker che vanta oggi un’esperienza più che decennale nel mondo della finanza. Per dirla con le sue stesse parole, Draghi ha oggettivamente fatto l’impossibile. Il suo merito più grande? Quello di aver dotato la Banca Centrale di un kit di strumenti che, seppur non paragonabili a quelli di BOJ e Fed, sono andati comunque nella stessa direzione.
È anche per questo che molti si chiedono oggi cosa aspettarsi dalla BCE dopo il 31 ottobre. Una delle più grandi sfide per Lagarde sarà la modifica dei capital key. Lo stato di assuefazione dei mercati. Sull’argomento anche Tony Cioli Puviani, secondo cui il nuovo Presidente BCE dovrà fare i conti con lo stato di assuefazione in cui sono caduti i mercati dopo anni di Quantitative Easing e politiche monetarie ultra espansive.
Nell’ultima riunione, ha dichiarato l’esperto, Draghi ha parzialmente ammesso il fallimento di quelle stesse politiche che avrebbero dovuto aiutare imprese, famiglie ed economia reale. Eppure oggi, i prestiti sono in calo, l’inflazione non è per niente vicina al “quasi 2%” e Paesi come la Germania sono sull’orlo della recessione tecnica. C’è comunque da notare che le politiche monetarie hanno salvato l’euro oltre che i governi più indebitati dalla crisi del debito sovrano. I rendimenti sui titoli di Stato sono scesi quasi ovunque. La BCE dopo Draghi continuerà sulla strada già tracciata poiché obbligata. La normalizzazione dei tassi non ci sarà, ma Lagarde chiederà di cambiare le regole del patto di stabilità per aprire a una maggiore flessibilità.
KIMBERY CARTER
17 Giovedi 2019
LA FORZA DI DIRE SEMPRE NO VIOLENTA IL CONCETTO DI DIPLOMAZIA
Da Milano a Napoli si mobilita per esprimere la propria solidarietà al popolo curdo e protestare contro l’invasione militare della Turchia nel NordEst della Siria. Un lungo elenco di sigle sindacali, politiche e della società civile ha organizzato presidi sotto al consolato della Turchia, a Milano, in Via Antonio Canova 36, a due passi da corso Sempione. Molti si interrogano sulle complicità negli armamenti alla Turchia che l’Italia non può non nascondere , e con essa molte potenze europee e non , come la stessa Inghilterra che in questo preludio di Brexit assume sempre di più posizioni ambigue. Nessuno riflette sul fatto che a commerciare armi e altro, con potenze che violano i diritti umani e la stessa pacificazione che è la base della Unione Europea, ormai ci sono tutti i Paesi del globo e quelli emergenti, ma non si sottolinea quanto sia stato fatto in passato per rendere la Turchia una nazione europea a tutti gli effetti.
Ovviamente c’è stato un travaglio e una transizione al vertice di questa nazione, ma tutte le cronache dimostrano, da quando ci fu l’esilio di un noto esponente del governo negli Usa, che l’Europa non ha la capacità di prevedere l’instaurazione di un regime pericoloso. Un regime che si poteva valutare anche molto tempo fa, perché molti lavoratori anche italiani che si aviavano ad Ankara e dintorni, testimoniavano di aver notato una grande accoglienza e larghezza di vedute in campo imprenditoriale , da parte delle autorità turche, ma se si accennava a qualche domanda di natura politica o qualche discorso attinente, si rischiava anche di essere arrestati.
“Mentre il presidente Trump volta le spalle al popolo curdo, che in questi anni è diventato simbolo mondiale di resistenza e sconfitto l’Isis in un Paese martoriato dalla guerra sacrificando tantissime vite, Erdogan invade Rojava, la regione curda siriana. Le parole del presidente americano usate per giustificare l’invasione turca offendono il popolo curdo e il ricatto di Erdogan (che minaccia di utilizzare i profughi come arma per costringere l’Europa a non intervenire) è meschino” si legge nel comunicato che promuove l’iniziativa dal titolo “Fermatevi. Milano al fianco del popolo curdo”, sottolineando che “tutto questo deve essere fermato: l’Italia, l’Europa e gli organismi internazionali non possono restare indifferenti, chiediamo che si metta in campo ogni sforzo possibile per bloccare l’invasione della Turchia in Siria”. In base a queste parole si intravede anche una strumentalizzazione della protesta, perché Trump ha girato le spalle si al popolo curdo, e poi ha creato le condizioni per delle sanzioni efficaci, mentre in Europa e in Italia si rischia di lasciare sempre tutto ancora una volta, alla piazza, e ad essere incapaci di intervenire anche e soprattutto come diplomazia, in maniera efficace. Intanto, l’ambasciatore turco in Italia, Murat Salim Esenli, ha commentato la sua convocazione da parte del ministro degli Esteri, Luigi di Maio, chiarendo che Ankara non è contro il popolo curdo: “I turchi non sono contro i curdi. La Turchia è contro le organizzazioni terroristiche. In questa operazione noi non stiamo prendendo di mira i curdi, noi prendiamo di mira l’organizzazione terroristica dell’Ypg Pyd”, sigle che rispettivamente indicano le milizie curde dell’Unità di protezione popolare e il Partito dell’Unione Democratica curdo, nel nord della Siria. Noi trattiamo allo stesso modo tutte le organizzazioni terroristiche”. Secondo la Turchia, l’Ypg è una minaccia all’integrità territoriale della Siria e , come Turchia, si vuole che la Siria sia un territorio stabile, come dichiarato ancora dall’Ambasciatore , aggiungendo che anche le Forze Democratiche Siriane (Fds), ossia l’alleanza di milizie nella guerra civile siriana formata principalmente da curdi, sono un “Eufemismo per dare look accettabile all’Ypg Pyd, una tattica usata già dal Pkk. Questa operazione, “Peace Spring”, non è la prima del suo tipo, è la terza nella regione», ha spiegato il diplomatico, ricordando le precedenti “Scudo dell’Eufrate” nel 2016 e “Ramoscello d’ulivo” nel 2018, portate avanti, secondo Ankara, per far tornare i curdi arabi e siriani nelle loro case nel nord della Siria. Secondo l’ambasciatore quindi ; “I curdi sono molto contenti di questa operazione, perché ci appoggiano contro l’Ypg Pyd. Come stanno allora realmente le cose? Fatto sta che si innescano dei focolai ove a rimetterci sono i profeti della pace, come accaduto a Hevrin Khalaf, paladina dei diritti delle donne, lapidata e uccisa come la cronaca riporta.
BRUNO RUSSO
11 Settembre 2019
L'OLANDA E LE INNOVATIVE POLITICHE GREEN
di Domenico Letizia* e Massimo D. Salomone**
In Italia, negli ultimi anni, il settore privato e quello delle organizzazioni non governative hanno tentato di costituire un motore finalizzato a produrre iniziative sostenibili importanti per corroborare l’economia. Questa nuova “imprenditoria verde” potrà essere protagonista della collaborazione tra l’Italia ed i Paesi Bassi, due partner commerciali molto affiatati. In occasione della visita di Stato in Italia di Sua Maestà Willem-Alexander dei Paesi Bassi e la Regina Máxima dei Paesi Bassi e della missione economica guidata dal ministro del commercio olandese, i principali protagonisti italiani e olandesi del settore della gestione delle risorse idriche si sono incontrati il 21 Giugno 2017 al “Netherlands-Italian Seminar & Matchmaking Water” per “individuare ambiti concreti per una collaborazione italo-olandese e partnership/joint venture tra aziende e amministrazioni italiane e olandesi”. Il convegno italo-olandese, organizzato dall’Ambasciata dei Paesi Bassi a Roma, in collaborazione con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Confindustria, Ance, Oice e Utilitalia, ha evidenziato che l’impatto dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche richiede necessariamente una nuova visione strategica di adattamento e nuovi paradigmi di gestione, che attuino, anche nel campo dell’acqua, i principi dell’economia circolare. Il 40% del mercato mondiale della gestione delle acque è in mano olandese, ma l’Italia può offrire eccellenze di livello internazionale. Peraltro il seminario è servito ad individuare tutti gli ambiti concreti per una collaborazione italo-olandese ed eventuali partnership tra le rispettive autorità, esperti del settore e aziende olandesi ed italiane. L’Italia è oggi complessivamente il quinto mercato per l’export dai Paesi Bassi e ospita investimenti olandesi pari a 26 miliardi di euro a fronte di 5,5 miliardi di capitali italiani in Olanda.
L’ Olanda, da sempre leader nel settore della gestione e della difesa dalle acque, con un territorio che per il 60% è sotto il livello del mare, può contare sul più grande sistema di dighe del mondo (16.500 chilometri e 300 strutture) con la diga di Oosterscheldedam che, con i suoi 9 chilometri, rappresenta la più lunga barriera contro maree, tempeste e inondazioni. Questa grande “expertise” ha fatto sì che il 40% del mercato della gestione delle acque a livello mondiale sia in mano Olandese. Peraltro, il 26 novembre 2018 ad Amsterdam si è tenuta la conferenza “Italiaanse Zaken” con l’intento di comunicare le buone pratiche dei due Paesi in materia di “green economy”. Il convegno ha permesso ancora una volta all’Olanda di essere apprezzata per le sue politiche legate alla “green economy”. L’Olanda è di fatto il Paese più interessante nell’Unione Europea per quanto concerne lo sviluppo del settore della mobilità sostenibile e sta diventando sempre di più un solidissimo punto di riferimento a livello mondiale. Il Regno dei Paesi Bassi ospita più di 1.700 aziende che si occupano di ricerca e sviluppo nel campo materials-related, ma che non annoverano un vero produttore del settore automotive, mettendo sempre in primo piano l’interesse ambientale. Le aziende olandesi Eurocarbon e TPRC, per esempio, stanno lavorando sulle matrici termoplastiche e sul carbonio per poter creare dei veicoli sempre più leggeri. Presso l’High Tech Campus di Eindhoven, definito da numerosi analisti come il “chilometro quadrato più smart d’Europa”, si stanno realizzando delle finissime pellicole solari e meccanismi elettronici sempre più flessibili per gli autoveicoli ecosostenibili e all’avanguardia che saranno sul mercato già nei prossimi anni. Sempre ad Eindhoven, un vero e proprio centro internazionale per quanto riguarda lo sviluppo di nuove tecnologie per i veicoli elettrici, sostenibili e autonomi del nostro futuro, un gruppo di giovani studenti dell’Università di Tecnologia, ha proposto il primo modello di automobile biodegradabile ed elettrica della storia.
Il concetto di sostenibilità del trasporto è quindi stato preso alla lettera: non si tratta unicamente di realizzare un’automobile a emissioni zero durante il movimento, ma si mira a costruire un veicolo che non rilasci rifiuti una volta dismesso. Per raggiungere questo ambizioso obiettivo, i ricercatori olandesi hanno creato un’automobile biodegradabile elettrica con la scocca fatta di barbabietola da zucchero e di lino. Questa è “Lina”, una macchina a batteria che può trasportare 4 passeggeri e che vanta un’autonomia di 90 chilometri. Difficile prevedere se “Lina”, automobile biodegradabile, si guadagnerà realmente un posto sulle nostre strade o se invece resterà un prototipo interessantissimo. “Lina” ha comunque riscosso l’interesse mediatico internazionale, oltre a quello del settore automotive. Peraltro molto interessante è anche l’analisi legislativa olandese. Una nuova legge attualmente al vaglio del parlamento olandese chiede di abolire le emissioni di CO2 entro il 2050. Il progetto fissa due obiettivi, a medio e lungo termine: una riduzione del 49% delle emissioni di CO2 entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e un target vincolante entro il 2050. Per questa stessa data, inoltre, l’energia elettrica dovrà essere completamente ecologica e sostenibile. Tra le disposizioni è stato inserito anche l’obbligo di una revisione periodica a partire dal 2019. Il governo olandese dovrà, infatti, presentare piani climatici aggiornati ogni 5 anni. Tale processo comprende la fissazione di obiettivi successivi, in linea con il meccanismo di revisione previsto dall’accordo di Parigi. Il progetto di Legge include anche la creazione di una “Giornata del clima”, evento nazionale con cadenza annuale, in cui il ministero dell’energia e del clima fornirà un aggiornamento sui progressi compiuti per il raggiungimento degli obiettivi climatici. Il Regno dei Paesi Bassi è tra i 14 Stati membri che hanno chiesto all’UE di aumentare il proprio impegno sul clima, in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5 ° C. Un Paese che attraverso l’ingegneria, la tecnologia e la ricerca scientifica tenta di dare un ulteriore impulso ad uno stile di vita ecosostenibile. Il Paese sta lavorando alla creazione e quindi alla gestione di un arcipelago fotovoltaico galleggiante per produrre energia elettrica per almeno 10 mila abitazioni. Il sito è ubicato nella riserva naturale di Andijk, nel Nord dei Paesi Bassi, è composto da 15 isolotti, per un totale di 73.500 moduli fotovoltaici. Il progetto è stato già avviato con la costruzione dei primi 3 isolotti, ognuno dei quali dovrà avere un diametro di 140 metri. Il termine della prima fase dei lavori è previsto per novembre 2019. Lo stesso meccanismo sarà utile per proteggere gli isolotti da condizioni meteo estreme. Un innovativo e funzionale sistema di gestione, chiamato WRM, farà ruotare gli isolotti nel caso rilevasse un’eccessiva esposizione al vento, permettendo così alle onde di passare attraverso i pannelli senza arrecare alcun danno. Numerose anche le idee urbane.
Nel 2018 fu realizzata una pista ciclabile realizzata con materiale riciclato in plastica. La “Plastic Road” è formata da pannelli modulari realizzati con materiali riciclati, vuoti all’interno in modo da poter immagazzinare l’acqua piovana che defluirà direttamente nelle condutture fognarie senza bisogno della presenza di tombini sul manto stradale. Un progetto pilota ideato dalla società olandese di ingegneria civile Kws in collaborazione con Wavin e Total, che si presta a creare non solo piste ciclabili ma anche marciapiedi e parcheggi, così come strade ad alta percorrenza. Il tratto inaugurato di appena 30 metri fa parte di una pista ciclabile già esistente e si trova su Deventerstraatweg, fra le strade Lindestraat e Verenigingstraat e anche se si tratta di appena 30 metri, per realizzare queste due corsie è servita la plastica che corrisponde a 218mila bicchieri o 500mila tappi di bottiglia. La plastica causa gravi conseguenze sull’assetto ecologico del pianeta, minando il ciclo vitale di flora e fauna. Il forte impegno verso la green economy del governo dei Paesi Bassi, già nel 2013, aveva ottenuto la meritata considerazione internazionale quando fu siglato un “accordo sull’energia” con circa quaranta organizzazioni indipendenti, al fine di promuovere iniziative “green” nell’ambito dell’energia, dell’isolamento termico degli edifici e della riduzione del CO2. L’economia “green” viene definita un modello di sviluppo economico, dove l’impatto ambientale è essenziale e i potenziali danni arrecati al paesaggio potrebbero aggravarsi a tal punto da ripercuotersi sul PIL. Si tratta di ridisegnare interi processi economici e produttivi cercando di massimizzare le capacità di rendimento, migliorando il risultato finale. Tutte le varie fasi di un processo produttivo devono essere monitorate, con particolare attenzione agli sprechi del consumo e alla produzione di rifiuti non trasformabili in altri materiali. Un modello economico e produttivo alternativo a quello lineare è realizzabile, valorizzando le risorse disponibili, i prodotti a km 0 e soprattutto, l’ambiente in cui viviamo. L’economia verde permette di trovare una soluzione promuovendo uno sviluppo sostenibile. Le politiche olandesi meritano quindi la nostra massima attenzione. La collaborazione tra l’Italia ed i Paesi Bassi potrà essere molto fruttuosa nell’ottica dell’avvio di auspicabili progetti internazionali congiunti.
*Giornalista, animatore del Portale di informazione economica “Imprese del Sud” e presidente dell’Istituto di Ricerca di Economia e Politica Internazionale (Irepi) ** Console (H) del Regno dei Paesi Bassi e segretario generale del Corpo Consolare di Puglia, Basilicata e Molise
L'EDITORIALE DEL DIRETTORE
16 Aprile 2019
FRANCIA: LA CROCE DELLA DISCORDIA
E' strano ritrovarsi dopo quell'11 Settembre , ad aspettare di fronte a queste immagihi, che si materializzi l'ombra del terrorismo e della matrice islamica, che molti hanno escluso sin dal primo momento. Risulta strano anche vedere materializzarsi da quelle fiamme la forma di una croce che per la sua ampiezza, assomiglia ancora di più alla croce celtica, storicamente legata sia alla Cattedrale di Notre Dame che alla storia di un popolo che caratterizzò l'evoluziobne dell'Europa. Molti allora hanno avuto la suggestione di andare ancora più indietro nel tempo, arrivando alle fondamenta del vecchio continente, che nella sua diaspora temporale ha coinvolto contrasti incrociati e alleanze trasversali, fino a giungere alla Grande Guerra, in un momento particolare in cui la vecchia concezione di Impero dava il passo al concetto di Nazione.
Certe volte le cose si vedono meglio non all'inizio o alla fine del processo storico che le ha caratterizzate, ma alla mezzeria del percorso, quando avviene quel cambiamento che determina l'ultimo tratto , quello che irreversibilmente segue il cambiamento epocale. La mutazione però pochi la vedono con chiarezza perchè non essendoci metri di paragone, è difficile ad un certo punto intravedere il cambiamento che non permette di tornare indietro. In sintesi, la corteccia della Prima Guerra Mondiale, lungo la quale si sono sfracellate i sogni dei regnanti antichi, è stato la nazione laica che a quei tempi era quasi impossibile concepire, ma che è diventato predominante dopo la Seconda Guerra Mondiale soprattutto in Francia , luogo di ideali libertari e non liberali, di grande rivoluzioni che hanno solamente cambiato il dittatore di turno; modificandogli i tratti ma non i connotati sanguigni.
E' strano quindi ritrovarsi ancor più a parlare di distruzione epocale dal sapore di vecchia Europa, all'alba delle consultazioni che a Maggio dovranno scegliere il nuovo parlamento europeo, che in cinque anni ha perso definitavemente la sua impronta socialdemocratica che proveniva dalla reazione all'evoluzione dell'impero sovietico e all'involuzione di tutte le nazioni che sono uscite da questo giogo, diventando prima scheggie impazzite e con poche speranze, a potenze mediamente temute ma molto allenate nel fingere di essere democratiche.
Della paura se ne avvantaggeranno non pochi, sono coloro che giocano sui sensi di colpa della gente che temono il cambiamento per non essere artefici di qualcosa che sarà peggiore di quello che c'è sempre stato. La globalizzazione ha spinto i mercati fino alle zone impervie della povertà. Ora l'Europa deve fare i conti con la reazione, con le forze conservatrici che si sono avvantaggiate del dissenso; un'onda che assomiglia molto a quello che nacque in Germania e voleva risolvere il problema della disoccupazione e della povertà. Si può essere di destra o di sinistra ma l'oggettivazione di un processo storico è sempre altra cosa, e la lettura del clamore vi