I promessi sposi di Finazzer Flory: la narrazione sposa l'arte in un connubio perfetto di promesse mantenute.
Il bianco dell'ampia casacca di Finazzer Flory s'imprime sulla retina, un bianco candido ed immacolato come la sua lettura dei Promessi Sposi, una chiave di lettura universale capace di aprire senza effrazioni emotive tutti i cuori e le menti all'ascolto provocando un'esondazione di ricordi narrativi che affiorano in superficie attraverso arterie di senso riossigenate.
L'autore ed interprete dimostra con forza che le pietre miliari della letteratura hanno ancora e sempre avranno interi universi di senso da raccontare se li si legge con umiltà e soprattutto con occhi capaci di guardare e toccare le apparentemente ostiche costruzioni sintattiche scavando nel testo per elevarne la forma significativa.
Finazzer Flory alterna narrazione e rappresentazione scenica, adegua la sua arte alle esigenze narrative del testo per renderlo vivo e variegato; interpreta i vari personaggi calibrando la postura e il volume della voce a seconda del tiro rappresentativo e sono proiettili emotivi che colpiscono il baricentro recettivo dello spettatore. Don Rodrigo è esitante e claudicante nei movimenti, metafora corporea adeguata al suo modo di essere, l'Innominato è pacato ma nel contempo volitivo, criptico ed enigmatico nella sua postura ferma e sicura. Il racconto della peste è un momento di alto pathos sia narrativo che scenico, il racconto della morte di Cecilia è dolce e struggente, un'esperienza intensa e forte del sentimento della pietas.
Il racconto è infine anche uditivo e cinestetico grazie alla musica classica che lo accompagna nei momenti salienti ( Verdi, Rota, Berio, Mascagni ) sottolineandone la polifonia interpretativa ed ai delicati e leggiadri passi di danza di Gilda Gelati, coreografia di racconti corporei.
Lo spettacolo di Finazzer Flory parte da un classico letterario per divenire un classico del teatro.
Angela Antonella Chiaiese