Il governo viaggia nel suo intento, mentre le parti sindacali dettano le loro vedute sulle iniziative di Renzi, e sicuramente quella che catalizza in questo momento il maggiore interesse, riguarda le misure che dovrebbero portare all'incremento sulla busta paga a partire dal mese di Maggio; intento che al dire del Presidente del Consiglio, se non verrà realizzato nella pratica, porterà ad una auto sconfessione politica dello stesso Matteo.
Restare perplessi di fronte a tale ipotesi, che per ora resta tale, non riguarda solo la serietà del Presidente del Consiglio, ma la convergenza sulle sue richieste da parte della politica e dell'opinione pubblica, anche perchè si sa' che di fronte ad una elargizione da parte governativa,sono sempre corrisposte delle tassazioni ulteriori in altri ambiti che devono pareggiare l'equazione del bilancio economico.
Qualche giorno fa, il Segretario Generale dell'Ugl, Giovanni Centrella ha affermato " Restiamo perplessi sulla congruità e sulla certezza delle coperture alle misure ingenti scelte dal governo Renzi", e non gli si può dare torto, perchè non è tanto l'opinione spuria all'indomani delle linee guida espresse e illustrate dal Presidente del Consiglio, che da parte sindacale colpisce le mancanze di solidità concettuale, ma è l'analisi di un incipit alla crescita nazionale, che sembra più una elargizione che l'inizio di una concettualità diversa e per certi versi rivoluzionaria, che non reca chiaro nel suo intento quale parte del Paese si vuole allevarie dalla scure dell'erario, e che spinta propulsiva si dovrebbe dare partendo da questa iniziativa, ad un intero processo di riforma economica che non può essere assolutamente allineato su moduli di generosità isolati e pregressi.
Giovanni Centrella ha infatti così continuato: " Tra le categorie beneficiate sono state escluse alcune che messe insieme sono una parte rilevante della popolazione: partite IVA, Cocopro e ancora una volta i pensionati, già impoveriti da precedenti scelte di politica economica. Ragionevoli dubbi vanno espressi anche sui nuovi ammortizzatori sociali, perchè potrebbero incidere negativamente sulle persone che Renzi sostiene di volere privilegiare. Allo stesso modo lo spending review, nella quale intravediamo un chiaro, ennesimo , attacco alle risorse dei pensionati, potrebbe gravare sulla qualità della vita del ceto medio-basso che sta già facendo enormi fatiche per compensare la vistosa carenza dei servizi offerti dallo Stato. Pur continuando ad intravedere una serie di evidenti segnali di insofferenza verso la rappresentanza sociale, uno dei più evidenti l'eventuale abolizione del Cnel, siamo ben consapevoli della necessità che ha il Paese di uscire dalla crisi e solo per questa ragione ci auguriamo di essere smentiti dai fatti".
Le parole di Giovanni Centrella hanno centrato la parafrasi dialettica più evidente della politica di queste ore, che interessa la vita dei cittadini e non l'interesse di un ceto malmenato: quando si parla di riforme, e in particolare del lavoro, occorre con i presupposti che ci ritroviamo, quardare ad un cambio epocale che possa infierire direttamente sul sistema economico che l'Italia fa pesare sui privati cittadini, senza distinguo di ceto, ma verificando per ciascuna componente come si possa acquisire fiducia per se stesso e per coloro che sono in qualche modo legati alla sua redditività.
Occorre essere stufi di sentire parlare di paghette, cervelli che scappano, certezza nel lavoro, posto fisso e bamboccioni, perchè sono ormai luoghi comuni di una visione dello status sociale obsoleto nello sue prospettive: il lavoro cambia al passo con l'economia, e questo lo sappiamo, ma è la mentalità che si fa largo nella storia di una Nazione, che non può essere assaporata a piccoli sorsi da una parte della società, che poi si ritrova alla minima delusione, di nuovo al nastro di partenza delle proprie aspettative. Se si resta nell'euro e in Europa, occorre modificare la gestione delle risorse sul territorio sfruttando opportunamente i fondi europei, con il concorso di quelle imprese soprattutto internazionali che vogliono investire in Italia e in particolare nel Mezzogiorno.
Queste hanno inteso quale sia la potenzialità di una certa area del Paese, lo hanno capito dalla storia, dalla cronaca e dalla propria analisi di un sistema globale che non funziona, se qualcuno langue e un altro gioisce, se la disperazione porta ai gesti estremi, se la politica mette alla prova i politici e non il suo sistema. I sindacati hanno perso di credibilità nel tempo, proprio perchè si sono sostituiti alla politica per fare meglio di questa, rappresentando l'aggancio locale di un sistema che si spezza nelle sue necessità proprio come una catena priva di robustezza. Essi non possono esultare solo perchè qualcuno si sveglia e si mette in gioco per un aumento sulla busta paga che dovrebbe abbassare un tetto e alzarne un altro, all'interno di una comunità di edifici. Non servono rivoluzioni o eroi, ma la fine di uno Stato che basa sulle tasse la sua sussistenza e si misura poi con le sue inefficienze con l'Europa, che non avrà mai in tale ambito l'onere o l'interesse di gratificarci.
Lo scetticismo è pari alla serietà del nuovo ruolo politico che spetta alle forze del lavoro e ai governanti, allineati sulla base di un comune obiettivo che è quello che occorreva sanare prima di entrare nell'euro: la sofferenza economica dei cittadini nel vedere che non si cambia se si vive di spifferi di dubbia estendibilità: essi si sono allontanati dalla politica che è l'unico modo, se sano, di gestire l'efficienza di un Paese e il suo ottimismo nel futuro.
BRUNO RUSSO