Un vero risveglio culturale nei confronti dell’arte sacra non c’è stato. Eppure sul mercato dell’Antiquariato regge ancora il primo posto , anche se defraudato di una oggettività economica che in passato garantiva più longevità alle rendite dei collezionisti. Il sacro non entra facilmente in casa ma è sempre apprezzato nei luoghi pubblici ove si allestisce una mostra, specialmente a fronte di un restauro, ove si può notare la bravura della scuola napoletana che è l’unica realtà in crescita nel nostro Paese, specialmente da quando i terremoti stanno riducendo in cocci le meraviglie storiche della nostra Penisola.
La Signora Caputo Anna di Casoria, rappresentante di una Associazione dal nome “L’arte di apprendere”, rese ad esempio visibile a Settembre del 2019 , in una mostra tra il quartiere capitolino Monteverde e Materdei, un altare in stile Rococò, con tonalità di verde e rosso di Lepanto, bianco statuario con l’inserto tutto tondo la Madonna con il Bambino, con due volute; un ciborio facile del Sanmartino senza eludere la Scuola del Vaccaro . L’altare resta di proprietà del Dott. Giorgio Mellucci; nato a Trento il 18-04-1979 , residente a Cosentini (Montecorice) e laureato in legge. Egli ci ha mostrato gentilmente un atto notarile , da cui si evince qualche notizia per mano del notaio Ascanio Falcone del 1795. La Madonna è quella delle Grazie con Bambino, ed iscrizione Stefano Mellucci ex devote 1762 . Non si può attribuire un valore in quanto è un pezzo unico nel suo genere, ma anche in funzione dell’assenza di una quotazione d’asta o di mercato, che è sempre funzione di una minima diffusione dell’oggetto sul nostro territorio o molto altrove.
Lo stesso proprietario, deduce, che antecedente all’edificio della Cappella di famiglia del 1745 a Curti in provincia di Caserta, è probabile che il pezzo possa aver occupato uno spazio nel palazzo di famiglia a Napoli in via Stella 45, poco distante dal palazzo Sannicandro dove lo stesso Sanmartino a cui è attribuita l’opera, aveva progettato la cappella di famiglia per il Sannicandro . Il Paliotto ha dimensioni : H.79cm - Max Larghezza 78cm; il Reggimensa : H.79cm - Max Larghezza 15cm; i Pannelli Laterali al Paliotto: H.79cm - Max Larghezza 35cm; il Ciborio: Max Larghezza 33cm e per finire la Pedana: Larghezza 158cm - Profondità 85cm. Molti studiosi hanno analizzato l’altare come il Prof . Domenico Iannicelli , Arch . Roberto Brancaccio , dott. Mauro di Martino , dott.ssa Luisa Iodice , il maestro d'arte Amoroso Mattia.
Giuseppe Sanmartino (Napoli 1720 - Ivi 1793), è stato un astro della scultura napoletana del Settecento, soprattutto sacra e, al termine della sua folgorante carriera, le Benedettine di San Lorenzo a San Severo di Puglia, nel marzo del 1793, commissionarono gli arredi marmorei della chiesa annessa al Monastero, che è sicuramente l’ultima opera del maestro. Anche il Regio Architetto Gennaro Sanmartino, fratello del piu' noto Giuseppe, fu autore e ideatore di spettacolari macchine d'altare, nonché parte prevalente nella stesura dei progetti dedicati a manufatti marmorei di pregio tradotti dal valente marmoraro Vincenzo d'Adamo. Quindi la sua parabola si erge dai lineari altari seicenteschi, alle vibranti sinuosità del Vaccaro , per poi spegnersi alla fine del secolo XVIII, in una freddezza ma in realtà molto più casta che sterile, che caratterizzò i marmi nobilissimi, al nascere degli anni dell'altare laurenziano. Andando avanti nei secoli, l’Ottocento determinò stili differenti e sempre in un certo rapporto con i tempi mutevoli e le vicende politiche che li caratterizzavano: tipico è La Basilica di Sant’Antonino, simbolo della città sorrentina poiché dedicata al Santo Patrono, che in epoca recente si è arricchita di un nuovo altare dal grande valore artistico, realizzato interamente con gli antichi fregi lignei e dorati recuperati da un vecchio altare ottocentesco. Autore del progetto Aldo Ercolano (Aviodesign), mentre la decorazione pittorica è opera dell’artista Rosaria Di Maio. Infine, la ditta Diddì di Lello Ciampa ha curato il lavoro di falegnameria. Il nuovo altare va a rendere ancora più prezioso il patrimonio artistico della Basilica tanto cara ai sorrentini. Ma la storia degli altari della fattura di quello di Giorgio Mellucci vanno ricercati soprattutto nel Sannio e in Puglia .
Un esempio potrebbe essere la nuova collegiata in stile rococò, della Basilica di San Martino a Martina Franca , voluta fortemente dall’arciprete Isidoro Chirulli, che nacque per due motivi; il primo è perché a Martina Franca si avvertiva la ventata artistica settecentesca portata dai Caracciolo e poi c’erano state diverse scosse telluriche nel XVIII secolo che avevano profondamente minato le strutture medievali. L’interno della chiesa, grande quanto doveva essere quella precedente medievale, per la ricercatezza degli apparati decorativi non tradisce la grandiosità e fantasia rococò della facciata. Il grande complesso è illuminato da ben venticinque finestre, e dalla grande vetrata (1956) posizionata sulla controfacciata nel vano del finto balcone pontificale. I colori vivaci ritraggono l’intervento miracoloso di Sanmartino durante l’assedio dei cappelletti nel 16 giugno del 1529. Lungo le pareti della navata centrale, in corrispondenza degli ingressi laterali si aprono due finte tribune disegnate da archi bifori sospesi sul cui peduccio sono aggrappati due graziosi putti, che come sottolineò lo storico De Giorni nel 1882: “Fanno parte delle prove di ginnastica sui frontoni spezzati”. All'interno in tutto si contano ben dodici altari il cui stile varia da quelli preziosi e ridondanti in stile settecentesco a quelli più lineari in stile ottocentesco. Varia anche l'uso del materiale; si passa da quelli in marmo policromo pregiato a quelli in pietra locale dipinti. Fra le macchine di altare di un certo pregio artistico spiccano i due altari in marmo policromo progettati dal napoletano Giuseppe Sanmartino (1720-1793) e realizzati dal marmorario Giuseppe Variale (notizie dal 1745 al 1776). La presenza di questi artisti a Martina Franca dimostra chiaramente come la committenza locale fosse molto avvezza a richiedere artistici di provenienza napoletana che nel Settecento rappresentavano la fucina artistica in Italia di maggior spessore estetico e artistico. Si tratta, per la precisione, dell’altare maggiore (1773), con al centro la statua litica cinquecentesca di san Martino, commissionato dal mecenate martinese Pietro Simone e l’altare laterale (1775), in fondo al transetto di sinistra, commissionato dal vescovo Francesco Saverio Stabile, con la struggente statua in legno di ulivo del Cristo alla colonna (1622) di Giacomo Genovivi, scultore di Gallipoli.
Entrambi sono delle macchine di altare veramente scenografiche, caratterizzate da un armoniosa composizione che mescola tratti della fastosità del tardo rococò con soluzioni più di impronta classica. Gli altari presentano un ampio basamento sul quale si innalzano le possenti colonne con capitelli compositi. Molti gli elementi decorativi che impreziosiscono la cornice, il paliotto e il frontone. L’altare maggiore per giunta si arricchisce di due splendide sculture in marmo bianco riproducente la Carità (a destra) e la Provvidenza (a sinistra). Due splendide statue che rispondo in pieno ai canoni leggiadri e per alcuni versi anche sensuali del Settecento.
BRUNO RUSSO